Sempre più spesso mi si chiede di intervenire nella gestione della pressione alta data sia da momenti di forte stress e tensione, sia a causa dell’instaurarsi della sindrome metabolica.

SINDROME METABOLICA, ma che malattia è? E’ come dire DIABETE? O IPERTENSIONE?

La sindrome metabolica colpisce più di un quarto della popolazione italiana con delle diverse percentuali tra nord e sud.

Mi spiace informarvi che le vincitrici in questa sindrome siamo proprio noi donne: al sud e isole le donne sono circa il 30%!

La parte del leone nella sindrome metabolica sono ovviamente le problematiche che portano ad aumentare il rischio cardiovascolare che quindi voglio descrivervi, non per farvi venire l’ansia, ma perchè spesso sottovalutiamo sintomi che il nostro corpo pone alla nostra attenzione ripetutamente e che altrettanto spesso noi non teniamo in debita considerazione fino all’evento che può essere molto grave per la vita stessa o per una dignitosa vecchiaia in salute.

Si sente sempre più spesso nominare questa sindrome, ma molte persone non sanno di cosa si tratti o meglio pensano sia una patologia unica, mentre essa è il risultato di un insieme di patologie correlate, ben 5 (6) per la precisione.

Ovvero, si vince la sindrome metabolica quando si collezionano almeno tre dei seguenti problemi:

Vi sembra che sia impossibile riuscire a collezionare tali patologie?

Quando ho cominciato a lavorare in farmacia i farmaci antiipertensivi, per il colesterolo, per la gotta e  glicemia alta erano per lo più di prescrizione agli over 60, adesso si comincia veramente in giovanissima età.

Il Prof. C. Borghi durante il convegno annuale di quest’anno, metteva in evidenza un altro fattore di rischio correlato all’ipertensione e quindi di conseguenza alla sindrome metabolica, ovvero l’IPERURICEMIA. Questo intervento in effetti mi ha stupito perchè anche io ho sempre visto l’acido urico un problema legato alla gotta e non che potesse esser un ulteriore fattore di rischio. Invece il professore ha messo in evidenza come anche questo valore sia da tener in considerazione se si è ipertesi anche in terapia farmacologica. Potremo quindi affermare che i fattori di rischio diventano 6!

Per non tirare un sospiro di sollievo, sono sei ci fermiamo qui… no! L’associazione dei cardiologi americani ha proposto un altra sindrome, la CKM (Cardiovascular-Kidney-Metabolic), ovvero hanno verificato che esiste una stretta correlazione e sovrapposizione  tra malattia cardiovascolare, malattia renale, diabete di tipo 2 ed obesità. L’articolo mette in evidenza vari stadi di gravità della CKM concludendo che molto è nelle mani della prevenzione per non percorrerli fino all’apice del non ritorno.

Ma poi, come dico sempre, che siano integratori, nutraceutici o farmaci, non funzionano se non li prendi!

Un’intervento che ho apprezzato in questo senso è stato quello del Prof. Ferri che ha espresso molto chiaramente come non sia sufficiente che il clinico faccia diagnosi e terapia, ma quanto sia fondamentale che il paziente tale terapia la segua in maniera peddisequa! Se vi sembra anche questo ovvio, molti di voi hanno provato sulla propria pelle o per esperienza indiretta gestendo i propri anziani, come questa parte sia molto complicata se non gestita correttamente. Io sono una grandissima fautrice delle pilloliere settimanali perchè mi hanno risolto questo problema con le stagionate che seguo, non solo per vigilare che prendano farmaci ed integratori, ma che non li prendano doppi o in orari sbagliati! Per me la pilloliera risolve veramente molti problemi, basta riempirla settimanalmente e il gioco è fatto… quasi!

Il professore ha poi elencato quelli che sono i 3+1 cardini fondamentali in caso di terapie farmacologiche, ma io dico che la  stessa cosa vale anche per le medicine complementari.

  • COMPLIANCE ovvero l’accettazione del clinico e della terapia che mi propone, al di la che il clinico mi piaccia o meno! Sempre più spesso i medici sono frettolosi, anche luminari da parcelle stellari, questo certamente non aiuta il paziente a sentirsi accolto, ascoltato e compreso nelle sue difficoltà; allora l’Humanitas del medico quanta differenza farebbe nella compliance del paziente !
  • ADERENZA alla terapia, quindi che venga rispettato l’orario di assunzione del farmaco e la dose prescritta.
    Sempre più spesso i pazienti hanno un numero di farmaci che cresce di mese in mese per coprire gli effetti collaterali degli stessi farmaci; le indicazioni vengono date in modo frettoloso e a casa la persona si trova in grande difficoltà. Se non viene spiegato cosa significa prima dei pasti, dopo i pasti e se i farmaci possono essere presi insieme o se hanno interazioni, le persone non sanno come sistemare le somministrazioni, conclusione scarsa aderenza.
  • PERSISTENZA, data dalla continuità di assunzione della terapia nel medio e lungo periodo.
    Questo è un altro bel problema soprattutto quando si parli di ipertensione; durante i mesi caldi la pressione tende ad una naturale discesa e spesso i pazienti di loro iniziativa smettono il farmaco, invece di relazionarsi con il proprio medico per diminuire piuttosto la dose terapeutica. Anche per i farmaci che agiscono sul colesterolo, l’aumento degli effetti collaterali fa smettere il farmaco senza consultare il medico. Conclusione anche la persistenza spesso non è propri persistente!

 Se il paziente è invece paziente, tollerante, obbidiente e riesce a rispettare tutte e tre, allora si parla di CONCORDANZA.

Ovviamente facile a dirsi difficile spesso a farsi, ma è proprio il mio ruolo cercare, quando venite con dubbi e domande rispetto a quando assumere come, in che tempi, come bilanciare gli effetti collaterali, di essere in grado di organizzare nel modo migliore gli orari e le somministrazioni dando sicurezza in merito alla terapia, sia quella farmacologica, sia quella integrativa per gestire spesso gli effetti collaterali della prima.

Devo dire la verità che non ho mai visto tanti esami del sangue come negli ultimi quattro anni, per fortuna negli anni ho fatto più di un corso per la lettura ed interpretazione degli stessi e negli ultimi anni anche le certificazione per le problematiche cardiovascolari che sono state veramente essenziali per svolgere al meglio il mio lavoro e potervi aiutare.

Ma qual’è lo scoglio più difficile per tutti? Non quello di accettare una terapia farmacologica se necessaria, non quella integrativa se possibile ma sicuramente quella rispetto a quelli che vengono definiti “stili di vita”. Una delle tante frasi che decrivono la mia maggior fatica è questa:

Guardi Dott.ssa mi dia quello che vuole ma non mi tocchi come mangio e non mi chieda di girare a vuoto per farmi camminare!

Al di là delle affermazioni iniziali devo dire la verità che poi siete bravissimi, ottenete risultati eccellenti, siete veramente aderenti alle terapie proposte con vostra e mia, grande soddisfazione!

Quindi sono sempre disponibile per aiutarvi ad aiutarvi!

Con affetto

Franca


Bilbliografia

A Synopsis of the Evidence for the Science and Clinical Management of Cardiovascular-Kidney-Metabolic (CKM) Syndrome: A Scientific Statement From the American Heart Association
Chiadi E. NdumeleIan J. NeelandKatherine R. TuttleSheryl L. ChowRoy O. MathewSadiya S. KhanJosef CoreshCarissa M. Baker-SmithMercedes R. Carnethon, Jean-Pierre Després;
Originally published9 Oct 2023https://doi.org/10.1161/CIR.0000000000001186Circulation. 2023;0